domenica 21 aprile 2013

Della bellezza, della verità, della morte e di altre cose...

...che non si spiegano!

A poco a poco le cose hanno perso d'importanza, si sono svuotate;
d'altronde ebbero mai importanza alcuna?
-flaccide, vuote; noi le riempivamo di paglia e crusca perché assumessero forma e consistenza, solidità e fermezza,-
i tavoli, le sedie, i letti su cui giacevamo, le parole;
-sempre vuote come borse di tela, come i sacchi dei mercanti;-
già dall'esterno indovini il contenuto:
patate o cipolle, grano o granturco, mandorle o farina.

A volte ili sacco si impiglia in un chiodo della scala o nel gancio di un'ancora giù al porto,
si fa un buco, si versa la farina- un fiume senza senso.
Si vuota il sacco.
La farina la raccolgono i poveri a manciate, per farne qualche focaccia o una farinata.
S'affloscia il sacco.
Qualcuno lo solleva per gli angoli inferiori; lo scuote in aria;
una nube di polvere bianca l'avvolge; gli s'imbiancano i capelli;
gli s'imbiancano soprattutto le sopracciglia.
Gli altri lo guardano.
Non capiscono niente; aspettano che apra la bocca, che parli.
Lui non parla.
Piega in quattro il sacco; se ne va così bianco, inesplicabile, senza una parola,
come travestito, come un libidinoso nudo coperto da un lenzuolo,
o come un morto astuto, risuscitato nel suo sudario.

[Elena -G. Ritsos]